Per strada incontro vecchi amici che si sposano, facce familiari che invecchiano senza grandi vizi, diffuse volgarità. I rotocalchi popolari parlano con gran voluttà del topless innaturalmente tirato verso il cielo della meno graziosa tra le figlie del premier e dell’inedito fenomeno dei cani che si buttano giù dal balcone negli appartamenti vuoti d’estate. Riconsiderare antica affermazione “manco li cani”. Sul lungomare, radi falò in lontananza, incontro ex sindaco forzista di Gaeta. Sorriso ghignante, faccia da drago, pancia enome come voragine di debito pubblico lasciata in casse comunali, scooterone e caschetto griffato “Corona’s” con donnina stilizzata, mi dice: “Sono diventano finiano pure io, che non lo sai?” e prorompe in grassa risata. Mi dice poi che ha traslocato in nuova casa, una villa vicino alle case popolari. Su suo nuovo nume politico dice: “Io mica mi faccio dettare legge da mio cognato, però”.
Più avanti, agognando la sosta in un baretto, una ragazzina di Azione Cattolica (o simili) mi blocca e, con stesso invasato entusiasmo di un rappresentante di biscotti al supermercato o di un procacciatore di firme “contro la droga” per le strade di Roma, mi dice: “Dai, vieni a pregare, qui c’è la tenda della preghiera”. In mano un foglio bianco e una penna. “Almeno scrivi qui la tua preghiera, basta un attimo”. Nella “tenda della preghiera”, un gazebo bianco all’ingresso dello stabilimento balnerare”, un enorme crocifisso, luci colorate, due vecchie inginocchiate di spalle, immobili come manichini dell’Oviesse. La ringrazio, le rispondo che non mi vengono bene queste cose fatte all’improvviso, così, a bruciapelo.