Tmo watch/ Occupare castelli e frequenze

Tra il 2003 e il 2005 avevo un blog (che per qualche tempo fu anche una rubrica su un giornale locale) in cui recensivo Tele Monte Orlando. Era una tv locale che si vedeva solo a Gaeta, e che rientrava nel movimento nazionale delle “telestreet”, cioè emittenti che trasmettevano sfruttando i buchi tra le frequenze e tra le leggi di settore, a cui poi dedicai anche una tesi di laurea. Erano gli ultimi anni della tv analogica, quella via etere. Tmo andò avanti a Gaeta per vari anni, anche dopo il passaggio al digitale terrestre, grazie al suo fondatore e leader Antonio Ciano. Tabaccaio, scrittore e storico meridionalista, politico e per qualche tempo assessore col suo Partito del Sud, un personaggio cui pure mi sono appassionato. Ripropongo qui alcuni post di quella stagione.

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Nello scorso weekend, sulla sua Tmo, Antonio Ciano ha intervistato, nel corso di un meeting di solidarietà sulla piazza del Comune, l’onorevole Pedrizzi di Alleanza Nazionale. Stava giusto per rivolgergli la prima domanda quando ha squillato il telefonino. Cercando di mantenere ferma la telecamera con una mano e afferrare il cellulare nella tasca posteriore con l’altra (e non riuscendoci del tutto) il Masaniello dell’etere ha prontamente risposto. “Pronto? Ciao Sandra, ciao, dimmi, cosa c’è? Eh? No, no… adesso sto in piazza, sto intervistando… non ti preoccupare… no, io non ho chiamato… vabbe’ stasera torno, cià… Mi scusi senatore, era mia figlia”.  Superata la gaffe iniziale, il senatore ha pazientemente risposto a tutte le domande, si è dimostrato comprensivo anche sentendo che la città di Gaeta non ha ancora riconosciuto il Regno d’Italia, finché Ciano ha deciso di rivelare il suo ultimo clamoroso progetto. Occupare il castello di Gaeta.

La strategia sarebbe più o meno la stessa seguita dalle tv di strada: Ciano si impossessa del Castello, forse scassinando i lucchetti, arrivano i Carabinieri e giustamente lo arrestano, davanti al giudice lui dirà che il Castello è suo, era dei suoi avi e lo ha ereditato da suo nonno, il giudice (se non ha già fatto chiamare un’ambulanza) suonerà il campanello e ribadirà che il Castello appartiene allo Stato e chiederà a Ciano di mostrare un atto di proprietà dell’immobile, lui dirà di non averlo e ribatterà di voler vedere l’atto che certifica che il Castello è di proprietà dello Stato autodenominatosi italiano, ma poiché – sostiene Ciano – questo atto non esiste, anche al giudice toccherà arrendersi. E allora Ciano potrà approfittare per realizzare finalmente un casinò all’interno del Castello, come promise un anno fa da candidato sindaco per il Partito del Sud. A questo punto anche l’onorevole Pedrizzi ha allargato le braccia, ha sorriso, e non gli è rimasto molto da dire.

Pochi minuti dopo Antonio Ciano è entrato nello stand delle Poste Italiane in questa manifestazione, è niente è stato più come prima. Lì ha trovato le sue veline-postine: Antonella e Teresa, una bionda l’altra mora, dipendenti dell’ufficio postale di Latina. Appena le ha viste, non ci sono stati assessori o onorevoli che tengano, la telecamera è stata tutta per loro. “Ecco, vedete che belle ragazze… Eh, l’ufficio postale sa a chi affidare certi servizi!”. Le ha raccontato della sua valorosa militanza sudista e poi le ha messa a favore di inquadratura: “Eddai, fatti vedere, girati verso di me… ecco mettiti così, che belle scarpe!”. Il giorno dopo è tornato alla carica e le ha intervistate. “Vi piace Gaeta eh, venite spesso?”. “Sì, tanto, noi facciamo tutto a Gaeta!” (e strizza l’occhio). “Mmh… tutto?”. “Facciamo i bagni, prendiamo il sole, andiamo alle manifestazioni, mangiamo…”. “E fate anche all’ammore?”. “Eh, ci stiamo attrezzando!”. “I gaetani sono un popolo ospitale, lo sapete no?”. Forse la moglie di Ciano non stava guardando Tmo.


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