Complimenti per la trasmissione

Dei programmi televisivi ho sempre amato le ultime puntate, la corsa ai saluti finali che si consuma negli ultimi minuti, le telecamere che finalmente si girano dall’altra parte lasciando intravedere il dietro le quinte. Nelle ultime puntate in televisione i conduttori hanno sempre l’aria più rilassata, come in un ultimo giorno di scuola in cui è consentito prendersi meno sul serio, lasciando notare che in fondo il trucco è dietro l’angolo e la vita vera potrebbe perfino improvvisamente far capolino dietro le assi di legno, i teli retroilluminati, i muri di plastica e gli schermi. I cameraman, le truccatrici, gli autori e i redattori spuntano fuori per salutare, a volte si affollano tutti al centro della scena come finora si erano accalcati nei corridoi di linoleum pensando a quale sarà il prossimo programma da fare, e se ci sarà chissà anche per ciascuno di loro un’altra edizione. I figuranti si spellano le mani con professionale noncuranza. I conduttori sembrano davvero grati e commossi mentre leggono dal cartellone tenuto a braccia spalancate dal gobbista tutti i ringraziamenti messi in fila. Ma quanti sono, quanti siete, quanti siamo. Ognuno sembra pensare: ci sono anche io, lo vedi. L’avevo voluto, l’avevo desiderato, e adesso ci sono.

La televisione ti fa credere che è tutto lì, ti fa dimenticare che dietro quelle facce, quelle facciate c’è un altro universo, un mondo intero. Gli studi televisivi contengono anfratti impensabili, spazi ritagliati tra le quinte e scorciatoie degne di una nave alla deriva mentre corri strozzato dall’ansia coi minuti contati o ti aggiri in preda alla noia di uno spazio in scaletta non tuo. Tutto un mondo che formicola ai margini di quella mistica sfera di visibilità che è il centro dello studio, una bolla che per pochi minuti, nell’ultima puntata, sembra rompersi. “Ti ho visto in televisione, ma è stato un attimo, eri tu?” chiederà l’indomani una mamma o una zia. Qualcuno alza la mano e fa ciao anche dall’alto di quella cabina di pilotaggio affollata che è la regia, e come sui voli low cost anche in televisione alla fine scatta sempre l’applauso. Sfuma nel finale la trasmissione sull’allegria dei saluti come se la festa continuasse chissà per quanto e non stesse invece per arrivare l’assistente di studio col suo fiato da sigaretta a cacciare via tutti che è finita e bisogna smontare tutto, annamo annamo, niente rimarrà di tutto ciò tra poche ore di straordinario degli operai. Uno spazio vuoto e impolverato e solo una stellina al centro. Un altro programma da preparare e, immancabile, qualcuno di lungo corso che dirà di non preoccuparsi, basta solo andare in onda e poi il peggio sarà passato.


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