Luminarie e scion scion

Ieri sono sceso a fare una passeggiata a Gaeta e c’erano ancora tante persone coi telefonini in mano a guardare una fontana che spruzzava schizzi d’acqua a ritmo di musica con le luci colorate. E poi le luminarie a forma di stella marina e di polpo, di orsetto, di delfino e pure di gelato Maxibon, la parata con le ballerine e i personaggi dei cartoni animati, la sigla in filodiffusione che ripete ossessiva “Merry Chistmas! Merry Christmas! Canta insieme a me”. Ha iniziato a inizio novembre, pare terminerà a fine gennaio. Grande successo di pubblico e di pullman, per la cronaca.
 
In ogni caso si capisce che l’attrazione numero uno è lei, in fondo al corso principale, davanti al mare: la fontana luminosa coi fuochi d’artificio. Solo un cuore di pietra resterebbe indifferente di fronte a uno spettacolo così potentemente kitsch come la canzone “Grande amore” del Volo rifatta con gli schizzi d’acqua colorati a ritmo di musica che attorniano la statua di un ignaro “San Francesco con gli uccelli” (più Hitchcock che Assisi). È nazionalpopolare ed è allo stesso tempo instagrammabile, dunque è perfetta. Il sindaco di Gaeta Cosimino Mitrano lo incontro per strada e me ne parla con lo stesso struggente entusiasmo che aveva il sindaco di Stromboli nel film “Caro diario” di Nanni Moretti quando si immaginava di chiedere al grande direttore della fotografia Storaro di curargli la luce e i tramonti dell’isola e al grande compositore Morricone di scrivergli una musica da diffondere per tutto il giorno come colonna sonora del paese, “come quel western, come fa? Scion scion! Scion scion!”.
 
A me invece, rimirando questo spettacolo, è venuta in mente una pagina di un libro ormai introvabile, “Gli impiegati”, scritto da Siegfried Kracauer, intellettuale tedesco amico di Benjamin e Adorno. Si tratta di un’inchiesta sulla classe media a Berlino nel 1930, giusto alla vigilia del nazismo. Racconta di un luna park dove la gente si raduna incantata per assistere a uno spettacolo di giochi dell’acqua illuminati da bengala: fasci di luci rosse, gialle, verdi. Una volta finito ci si rende conto che tutto questo incantesimo è ottenuto con il povero intreccio di alcune cannelle: “I giochi d’acqua somigliano alla vita di molti impiegati. Si salva dalla sua povertà con la distrazione, si fa illuminare dai bengala e si dissolve nel vuoto notturno immemore della propria origine”. Chissà quando finiranno i giochi d’acqua illuminati dai fuochi d’artificio cosa succederà.

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